martedì 20 settembre 2016

LA RICERCA SCIENTIFICA IN ITALIA



UNA  SOCIETA’ SANA  E  UNA  POLITICA  GIUSTA  PRODUCONO  RICCHEZZA ,  PROGRESSO  SOCIALE  E  BENESSERE  PER  TUTTI  I  CITTADINI .
UNA  SOCIETA’  CORROTTA  E  UNA  POLITICA  INGIUSTA  PRODUCONO  INIQUITA’ ,  INVOLUZIONE  SOCIALE  E  MALESSERE  PER  I  CITTADINI .




                        LA  RICERCA  SCIENTIFICA  IN  ITALIA

 La ricerca scientifica in Italia registra  gravi criticità , che hanno spinto Giorgio Parisi, fisico teorico della Sapienza Università di Roma, uno degli scienziati più importanti al mondo, a chiedere un aiuto all’Unione Europea, tramite una lettera sulla rivista Nature e una petizione su Change.org, per salvare la ricerca in Italia. «L’Italia — si legge nella petizione — investe pochissimo in ricerca. Gli scienziati invitano l’Unione Europea a fare pressione sul Governo Italiano perché finanzi adeguatamente la ricerca in Italia e porti i fondi per la ricerca a un livello superiore a quello della pura sussistenza».

Nel complesso, la spesa per la ricerca e lo sviluppo in Italia è tra le più basse in Europa. Secondo l’Ocse, infatti, l’Italia nel 2012, tra pubblico e privato, ha investito in ricerca l'1,26% del suo Prodotto Interno Lordo (PIL), contro una media Ue dell’1,98% e Ocse del 2,4%.


Spesa in Ricerca e Sviluppo in percentuale rispetto al PIL (dati Ocse 2012) :
3,55  Finlandia  - 3,4  Svezia -  3,35  Giappone  -   2,98  Danimarca  - 

 2,98  Germania  -  2,79  Stati Uniti  -   2,4  Ocse  -   2,29  Francia   - 

  2,16  Olanda  -    1,98  Unione Europea  -  1,73  Regno Unito   -   

  1,65  Norvegia   -   1,3  Spagna  -  1,26  Italia  -   0,92  Turchia  - 

  0,69  Grecia


Nel 2016, scrive la senatrice a vita Elena Cattaneo, al fondo per gli investimenti nella ricerca scientifica e tecnologica del Miur sono stati destinati 58,8 milioni di euro, con una riduzione di circa due milioni ogni anno fino al 2018: «Con questa quota il Miur finanzierà sia i Prin sia il Fondo per gli investimenti della ricerca di base (Firb). Quindi a voler essere ottimisti, se un altro bando ci sarà, sarà al ribasso. Con queste risorse irrisorie i ricercatori lavorano per ottenere dati necessari per essere competitivi nei bandi europei».


 Fortunatamente, nonostante i fondi scarseggino sempre più, l’Italia conferma, almeno per ora, la propria tradizione di eccellenza in quanto a qualità della propria produzione scientifica.
Gli esperti dell’Anvur, analizzando la banca dati SciVal di Scopus, hanno misurato che la quota di pubblicazioni scientifiche italiane si attesta (nel periodo 2011-2014) sul 3,5% del totale mondiale, con una crescita del 4% annuo della produzione scientifica nazionale
.(in lieve rallentamento rispetto agli anni precedenti)

Fuga dei cervelli :   il 73% dei ricercatori italiani si trova all’estero
Numeri dell'esodo. Ogni anno, circa 3mila ricercatori italiani - dottori di ricerca che hanno conseguito il titolo accademico - prendono la via dell'estero. L'Italia, tra i paesi europei più industrializzati, esporta più ricercatori di quanti non ne importi dagli altri paesi. Per il nostro Paese il saldo è paurosamente negativo: meno 13,2 per cento. In altre parole, perdiamo il 16,2 per cento di ricercatori fatti in casa che si vanno a confrontare con i colleghi stranieri e riusciamo ad attrarre il 3 per cento di scienziati di altri paesi. Il confronto con le nazioni europee di riferimento è impietoso. "Per molte altre nazioni europee - scrive la ricercatrice - le percentuali sono invece in pareggio, come per la Germania, o positive come nel caso della Svizzera e della Svezia (oltre il +20 per cento), del Regno Unito (+7,8 per cento) e Francia (+4,1 per cento). Perfino la Spagna, la cui economia non brilla certamente, ci tiene a debita distanza con una perdita contenuta all'1 per cento. Una situazione che per l'Italia si traduce in un impoverimento del capitale umano a scapito dello sviluppo che, al ritmo di 3mila ricercatori italiani all'estero all'anno in un decennio - dal 2010 al 2020 - l'Italia perderà qualcosa come 30mila ricercatori costati agli italiani qualcosa come 5 miliardi, che all'estero contribuiranno allo sviluppo economico di quei paesi.

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