domenica 20 settembre 2015

IL FENOMENO MIGRATORIO E LO STATO DI NECESSITA'


                                       


                           
  IL  FENOMENO  MIGRATORIO    E    LO  STATO  DI  NECESSITA’ 


Assistiamo  a  un  drammatico  e  anche  tragico  fenomeno  , che possiamo ben definire biblico : la  migrazione  di  centinaia  di  migliaia  di  persone  dai  paesi   del  continente  africano  e  del  continente  medio  orientale  ,  verso  l’Europa .

Sono  esseri  umani disperati ,  resi vittime  non  soltanto  dalle  violenze  dei conflitti  armati fra  fazioni  in  guerra,  vittime dei  soprusi di  dittatori  che  si alternano  nel  potere di  dominio sul territorio , appositamente creati e sostenuti da potenze  di Paesi esteri, ma  anche sottoposti a  condizioni  di  fame  e  di  miseria  , in cui  sono stati costretti a vivere  sulla loro  terra , sin  dalla nascita . Milioni  di  esseri  umani delle regioni  africane , sottoposti  in  stato  di abbandono  e  di  irrimediabile arretratezza  sociale , voluta  e  determinata  da  un  sistematico , secolare ,  e  persistente  processo  di  sfruttamento  di  risorse  naturali  locali  da parte  di  regimi  capital-imperialistici , soprattutto  europei ,  ma  anche  asiatici. 

Adesso , vanno  ad  aggiungersi  anche  altri  milioni  di  persone  che  fuggono  dagli  orrori  di  altrettanti  conflitti  armati  da  territori  divenuti  un  teatro  di  guerra in Paesi Medio-Orientali  e  di  scontri  per  la  conquista   del  potere , militare  ed  economico ,  e  anche  lì  per l’egemonia  su  territori  ricchi  di  risorse  energetiche ,  in  cui  i  veri registi , sono  Paesi e potenze  estere , che  agiscono  quasi  sempre dietro le quinte , fomentando  disordini   locali , politici  e sociali , sostenendo  , più o meno  nascostamente , con  armi  e  mezzi , i vari  gruppi  e  fazioni  contendenti , sino a determinare situazioni esplosive e drammatiche di  guerra , e  di  emigrazioni in massa ,  come  quelle  che  si  stanno  verificando  dalla Siria. 

  APPARE  ASSOLUTAMENTE  IRRAZIONALE  continuare a  pensare  di  poter  risolvere  il  gravissimo  problema  della  migrazione  di  masse  imponenti  di persone , di  intere   popolazioni , soltanto aprendo le  frontiere , accogliendo ( seppur opera civilmente meritoria ) tutti  coloro  che  effettivamente  fuggono  da  Paesi  in  guerra , anche  se  distribuendoli in  modo  proporzionale  fra  Nazioni  della Europa ;  oppure , ancora  peggio  ,  pensare  di chiudere  le  frontiere  , con  muraglie  e  filo  spinato  ,  oppure  assurdamente , di  fermare  i tentativi  delle  traversate via mare affondando  i  barconi .  Tutto  questo , altro  non  verrebbe  a  determinare  se  non  pericolosi  aggravamenti  di  condizioni socio-politiche , nonché  economiche , nei  vari Paesi coinvolti , anche con fenomeni di aperto razzismo e violenze ; ciò  inevitabilmente  accadrebbe  null’altro  facendo  le  Comunità di Paesi occidentali  se  non  entrare  in  disaccordo fra  loro ,  non  decidendosi   ad  opportuni  e  tempestivi  interventi  comuni , con azioni congiunte a livello internazionale ( O.N.U. ),  di  genere  diverso , direttamente e verso  quei  Paesi  e territori  dove  avvengono  i  conflitti  armati ,  cercando  di  costringere  , anche  militarmente , le fazioni contrapposte , i gruppi terroristici , alla resa e ripristinare  condizioni di vita sociale  di ordine democratico e di pace.

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Intervento  di  Vladimir Putin  del  15 settembre 2015  al vertice  CSTO  svoltosi  in  Tagikistan :

Colloqui con le delegazioni presenti. Obiettivo principale del vertice era la risposta efficace alle sfide politiche più gravi, tra cui l’aumento delle attività dei gruppi terroristici ed estremisti e la destabilizzazione della situazione ai confini dei Paesi CSTO. L’incontro si è concluso con la firma di una serie di documenti, tra cui una dichiarazione degli Stati membri del Consiglio di Sicurezza Collettiva della CSTO. In particolare, i documenti firmati concernono la cooperazione nel transito di formazioni e mezzi militari; esercitazioni per la realizzazione degli obiettivi delle forze di reazione rapida collettive, loro composizione e schieramento e il bilancio della CSTO.
Intervento alla sessione del Consiglio di Sicurezza Collettiva della CSTO
Presidente della Russia Vladimir Putin
Grazie, signor Rahmon!
Prima di tutto, vorrei esprimere la mia gratitudine per l’opportunità di lavorare in Tagikistan oggi. Vorrei sottolineare che il Tagikistan è nostro partner strategico e alleato. Vediamo che qui, il Tagikistan affronta il problema di alcune incursioni e tentativi di destabilizzazione. Vorrei dire subito che valutiamo tali minacce in modo adeguato e si può sempre contare sul nostro aiuto e sostegno, anche se vediamo che i vostri organi di polizia e forze armate gestiscono i problemi che si presentano in modo efficace. Proprio ora, nel formato ristretto, abbiamo avuto una discussione approfondita sulle responsabilità della CSTO, così come su urgenti problemi regionali e internazionali, e delineato misure per rafforzare ulteriormente la nostra organizzazione. Abbiamo notato l’aumento delle minacce affrontate dagli Stati membri della CSTO in vari settori. Siamo preoccupati dalla situazione in Afghanistan. Le forze di sicurezza internazionale sono in quella nazione da molto tempo, per assolvere certi compiti, comprese opere positive; tuttavia, ancora non si sono avuti miglioramenti qualitativi, definitivi e decisivi della situazione. Purtroppo, la situazione nel Paese si deteriora a seguito del ritiro della maggior parte delle forze militari straniere. Vi è un aumento del pericolo dei gruppi terroristici ed estremisti infiltrarsi in nazioni vicine all’Afghanistan, e la minaccia è aggravata dal fatto che, oltre ad organizzazioni ben note, l’influenza del cosiddetto Stato islamico s’è diffusa anche in Afghanistan. Lo scopo dell’organizzazione va ben oltre i confini di Iraq e Siria. I terroristi effettuano esecuzioni di massa, gettando intere nazioni nel caos e povertà e distruggendo monumenti culturali e santuari religiosi. I risultati della lotta delle forze di sicurezza internazionali contro la produzione di stupefacenti non è meno deprimente. Sappiamo come tale minaccia cresce di anno in anno; purtroppo non diminuisce. Ho accennato alla situazione in Siria e in Iraq; è la stessa dell’Afghanistan, preoccupandoci tutti. Permettetemi di dire qualche parola sulla situazione in questa regione, sulla situazione in Siria.
Lo stato delle cose è molto grave. Il cosiddetto Stato islamico controlla tratti significativi del territorio in Iraq e Siria. I terroristi già affermano pubblicamente che hanno per obiettivo La Mecca, Medina e Gerusalemme. I loro piani includono l’espansione delle attività in Europa, Russia, Asia centrale e del sud-est. Ne siamo preoccupati, soprattutto perché i militanti che subiscono indottrinamento ideologico e addestramento militare dal SIIL provengono da nazioni di tutto il mondo, tra cui purtroppo nazioni europee, Federazione Russa e molte ex-repubbliche sovietiche. E naturalmente siamo preoccupati dal loro possibile ritorno nei nostri territori. Il buon senso e il senso di responsabilità per la sicurezza globale e regionale richiedono alla comunità internazionale d’unire le forze contro tale minaccia. Dobbiamo mettere da parte le ambizioni geopolitiche, lasciare alle spalle i cosiddetti doppi standard e la politica dell’uso diretto o indiretto dei singoli gruppi terroristici per conseguire i propri obiettivi opportunistiche, inclusi i cambi di governi e regimi indesiderati. Come sapete, la Russia ha proposto di formare rapidamente un’ampia coalizione per contrastare gli estremisti. Si devono unire coloro pronti a, o che già aderiscono, alla lotta al terrorismo, come le forze armate di Iraq e Siria fanno oggi. Sosteniamo il governo siriano, voglio dirlo, nella lotta contro l’aggressione terroristica. Forniamo e continueremo a fornire l’assistenza tecnologico-militare necessaria e sollecitiamo le altre nazioni a parteciparvi. Chiaramente, senza una partecipazione attiva da parte delle autorità e dei militari siriani, senza la partecipazione dell’esercito siriano, come dei soldati che combattono lo Stato Islamico, non è possibile espellere i terroristi dalla nazione, così come dalla regione, ed è impossibile proteggere i popoli multi-etnici e multi-religiosi della Siria da eliminazione, riduzione in schiavitù e barbarie. Naturalmente è indispensabile pensare ai cambiamenti politici in Siria. E sappiamo che il Presidente Assad è pronto a coinvolgere il segmento moderato dell’opposizione, le forze di opposizione sane, in questi processi della gestione dello Stato. Ma la necessità di unire le forze nella lotta al terrorismo certamente è al di sopra di tutto oggi. Senza questo, è impossibile risolvere gli altri problemi urgenti e crescenti, tra cui il problema dei profughi cui assistiamo oggi. Tra l’altro, assistiamo a qualcosa di diverso: a tentativi d’incolpare la Russia per tale problema, per la sua presenza. Come se il problema dei profughi sia cresciuto perché la Russia sostiene il governo legittimo della Siria. Prima di tutto, vorrei sottolineare che il popolo della Siria, in primo luogo, fugge dai combattimenti, in gran parte dovuta a fattori esteri come forniture di armi e altre attrezzature specializzate. Le persone subiscono le atrocità dei terroristi. Sappiamo che si commettono atrocità, si sacrificano persone, distruggendo monumenti culturali, come ho già detto, e così via. Fuggono dai radicali, prima di tutto. E se la Russia non avesse sostenuto la Siria, la situazione sarebbe stata ancor peggiore che in Libia, e il flusso di profughi sarebbe ancora maggiore. In secondo luogo, il sostegno del governo legittimo in Siria non è in alcun modo collegato al flusso di rifugiati da Paesi come la Libia, come ho già detto, Iraq, Yemen, Afghanistan e molti altri. Non siamo noi a destabilizzare quelle nazioni ed intere regioni del mondo. Non distruggiamo le istituzioni governative, creando vuoti di potere subito riempiti dai terroristi. Quindi nessuno può dire che siamo la causa di tale problema. Ma in questo momento, come ho detto, dobbiamo concentrarsi ad unire le forze tra il governo siriano, la milizia curda, la cosiddetta opposizione moderata e le nazioni della regione per combattere la grave minaccia alla statualità della Siria e nella lotta al terrorismo, in modo che insieme, con i nostri sforzi combinati, possiamo risolvere tale problema. Ho già parlato degli altri problemi che attualmente ci riguardano, e di cui abbiamo parlato oggi. A tal proposito, vorrei sottolineare che abbiamo intenzione di continuare a rafforzare la cooperazione tra le nostre forze armate. Programmiamo una serie di attività in questo settore. Vorrei anche sottolineare che la nostra cooperazione nel quadro CSTO non è certamente diretta contro nessuno. Siamo aperti alla cooperazione costruttiva, secondo l’approccio rafforzato dalla dichiarazione finale che sarà firmata oggi. Sono certo che riprenderemo le discussioni sulla creazione di concreti sistemi euroatlantici per una sicurezza equa e indivisibile; dobbiamo fare l’inventario completo dei problemi e disaccordi esistenti. Questa analisi può essere utilizzata per una discussione sui principi per un durevole sviluppo politico. L’OSCE e altre organizzazioni internazionali possono essere utilizzate per concordare garanzie giuridicamente vincolanti sull’indivisibilità della sicurezza per tutte le nazioni, avere il rispetto degli importanti principi fondamentali del diritto internazionale (nel rispetto della sovranità degli Stati, senza immischiarsi negli affari interni) e rafforzare la norme sull’inammissibilità nel promuovere colpi di Stato anticostituzionali ed anti-statuali, e forze radicali ed estremiste.
Vorrei ringraziare l’onorevole Rahmon per il lavoro da presidente della CSTO, così come i miei altri colleghi, e augurare ai nostri partner e amici armeni il successo nel presiedere l’organizzazione. Grazie per la vostra attenzione.




L'Isis  e  la  guerra  in  Siria  e in  Iraq , “ Passaparola “ di Georges Abou Khazen



martedì 15 settembre 2015

LA DESERTIFICAZIONE INTELLETTUALE MERIDIONALE






 PROCESSO  INARRESTABILE  DI   DESERTIFICAZIONE  DI  RISORSE  INTELLETTUALI  E  SOCIALI  DEL  MERIDIONE  D’ITALIA

Di  chi  è  la  colpa  di  un  simile  degrado  culturale  e  sociale  ?   Se  ciò  è  dovuto  ad  una  scriteriata  e  irresponsabile   governance   di  una  classe  politica  o  inetta  o  in  malafede ,  per  quali  motivi  i  cittadini ( elettori ) meridionali   ( e  anche  in  campo  nazionale ) perseverano  in  scelte  politiche  nei  fatti  dimostrate e provate come  palesemente  scorrette ?     Forse  che  la  sempre  più  degradata  situazione  economica e  sociale  del  meridione  viene in un certo senso favorita , in quanto che  costituisce  un  terreno  più  fertile  per  il  malcostume , per  i  voti di scambio , per  il  ricorso ( paradossalmente necessario ) alle raccomandazioni ,  per le speculazioni  illecite e  per  l’arroganza  mafiosa  sempre più dominante sulle coscienze  dei cittadini  ?    Non  è  forse  vero  che   tanti  cittadini    in  tante città  meridionali  hanno  abbandonato  (  o    hanno  mal  curato  )  il  senso  (  o   meglio  il  sentimento  )  di  “ sana  e  corretta convivenza  civile “   ,  di  rispetto  dell’ambiente ,   il  diritto  di  richiedere  a  quelli  che   governano  il  loro  dovere  istituzionale di esercitarlo  con  onestà e correttezza  ?   Non  è  forse  vero  che  un  simile  comportamento  individuale  , generalizzato , e quindi  collettivo  ,  non  potrà  che  accelerare  questo  fenomeno  degenerativo , di  un  contesto  sociale  e  territoriale  ( del  centro-meridione d’Italia )  dove  ( ahinoi ! )  è  nata  e  si  è  sviluppata  la vera cultura e l’autentica civiltà  dell’occidente ?   Non è  forse  vero  che  i  giovani  ( delusi  verso la politica e verso  un certo scorretto  modus  vivendi )  , costretti   ad “ emigrare “  verso  il  nord  ,  finiranno  con  il  disprezzare  la  mentalità  e  le  criticabili  abitudini  di  chi ancora  vive  nel  meridione  e  persino  dei  propri  genitori ,  allontanandosi  definitivamente dalle famiglie di origine ?    
A  questo  punto ,  nessuno  venga  poi a  lamentarsi   o  a  farsi  vittima  del “ sistema  “ ( in fondo voluto ) .

(  note  di  agenzia  ) : Un esercito di studenti, laureati e dottorati che scappano da una terra che non sembra offrire più nulla.
Ci sono certamente profonde ragioni storiche nell’arretratezza del meridione, già evidenti dall’unità d’Italia. Tuttavia, dopo innegabili miglioramenti dal Dopoguerra, la situazione è peggiorata in maniera evidente dallo scoppio della crisi a oggi. Scrive L’Espresso: “Da Napoli a Palermo, gli atenei meridionali perdono matricole, docenti, fondi e punti nelle classifiche. Un fenomeno che riflette e accentua il divario del Paese
In Italia il conto della crisi è stato pagato con un tasso di disoccupazione che si è raddoppiato dallo scoppio della crisi finanziaria a oggi, raggiungendo il 12,7% nel 2015. Il problema del meridione, e dunque di tutto il paese, è che mentre il tasso di disoccupazione è del 9.5% al Nord, raggiunge il 20,5% al Sud.
Questo squilibrio ha, come effetto delle politiche in corso, un’unica prospettiva: quella di aumentare. Il flusso di forza lavoro qualificata da Sud a Nord è inesorabile così come l’impoverimento degli atenei del Sud, che sembrano condannati a chiudere o a diventare una sorta dei licei di terz’ordine.



Note  :    RAPPORTO   DELLA  ORGANIZZAZIONE  OXFAM   SULLE  DISEGUAGLIANZE  SOCIALI .
La  Organizzazione   Oxfam   (www.oxfamitalia.org) ,  nata nel 1942 in Gran Bretagna, è  tra le più importanti Confederazioni Internazionali nel mondo, specializzata in aiuti umanitari e progetti di sviluppo volti a individuare soluzioni concrete e permanenti alla povertà.
Secondo  il  rapporto  pubblicato  dalla  Oxfam  :
"il sistema previdenziale italiano nel 2013 ha ridotto poco le disparità". L'11% di chi ha un lavoro è a rischio, il nostro paese è il  24esimo tra quelli dell'Unione.
In  Europa  vi  sono  poco più di 340 miliardari  e 123 milioni di persone a rischio povertà o esclusione sociale.( Rapporto sulla disuguaglianza intitolato Un’Europa per tutti, non per pochi. Sono  :  342 i miliardari europei, con un patrimonio di circa 1.340 miliardi di euro
Per quanto riguarda la povertà, “tra il 2009 e il 2013 il numero di persone che viveva in una condizione di grave deprivazione materiale, vale a dire senza reddito sufficiente per pagarsi il riscaldamento o far fronte a spese impreviste  è aumentato di 7,5 milioni in 19 Paesi dell’Unione Europea, inclusi Spagna, Irlanda, Italia e Grecia, arrivando a un totale di 50 milioni”. Dal 2005 al 2014, prosegue il rapporto, la percentuale di persone in stato di grave deprivazione materiale è aumentata dal 6,4% all’11,5%. Sono quasi 7 milioni e i più colpiti sono i bambini e i ragazzi sotto i diciotto anni.

In Italia, in particolare, il 20% degli italiani più ricchi detiene il 61,6% della ricchezza nazionale netta, mentre il 20% dei più poveri può contare su appena lo 0,4% della ricchezza complessiva.
Per l’Italia secondo lo studio sono fonte di “particolare preoccupazione l’alto livello di corruzione e la scarsa etica della politica e del business, che hanno implicazioni per molte altre aree e sono tra le peggiori tra i Paesi avanzati. La disoccupazione è alta ed è associata ad elevate percentuali di lavoratori part-time involontari e da persone con occupazioni precarie e vulnerabili. La partecipazione delle donne alla forza-lavoro è estremamente bassa ed è peggiorata da un divario salariale di genere che è tra i più alti nei paesi avanzati. E’ scarsa la creazione di nuove imprese che possano alimentare nuove opportunità di occupazione, nè è agevole ottenere i finanziamenti per farlo”.
. L’Italia è all’ultimo posto per l’entità e l’effetto della tassazione sugli incentivi sia al lavoro , sia agli investimenti .