MONDO
FINANZIARIO E ECONOMIA
REALE
Aumenta drammaticamente il
divario fra le finalità
del mondo finanziario
e la economia
reale a livello globale.
Il sistema
bancario globale rivela tutte le sue criticità , invischiato in operazioni
finanziarie di tipo speculativo e
contestualmente bloccato nella circolazione di denaro nei confronti delle
attività produttive di beni e servizi e degli investimenti in
opere infrastrutturali e nell’economia del mondo reale.
In
Italia la situazione economica presenta
uno stato di assai debole crescita del PIL ( nonostante vi siano al momento fattori
positivi per il basso costo del petrolio) , mentre ancora troppo elevato è il
rapporto ( 130 ) riguardo al debito pubblico ( oltre 1.200 mld di euro ).
Il mondo
delle imprese registra gravi difficoltà
a causa del forte calo della domanda
( interna e estera ) , sia a causa degli oneri di natura fiscale sia per
le complessità burocratiche , che per il loro eccessivo peso , ostacolano ogni
tentativo di ripresa , di ristrutturazione , di investimenti nel mercato privato e pubblico.
Il sistema
bancario italiano , nonostante le dichiarazioni pubbliche da parte del Governo
, attestanti la solidità delle banche stesse , registra anch’esso forti
criticità , a causa degli investimenti definiti tossici , delle sofferenze
dovute ai crediti non riscossi , chiuso in se stesso per una profonda sfiducia nei confronti del mercato esterno e quindi in
una condizione di stagnazione finanziaria.
Il sistema Europa funziona male , irrigidito in
una politica di rigore tecnocratico e da
ristrettezze di idee , che stanno dando
sempre di più prova di inefficienza e di
appiattimento verso condizioni di
depressione , di recessione , di paure , di un aggravamento
allarmante del divario fra ceti
benestanti e fasce sociali sempre più povere, in specie riguardo ai Paesi
economicamente più deboli , come Italia e Grecia .
Il Governo
italiano , in tale contesto di crisi , si mostra come schiacciato , quasi oppresso dalle pressanti richieste europee di rispetto delle
regole di bilancio , e allo stesso tempo
incapace di trovare al proprio interno soluzioni valide , tramite interventi che finalmente riescano
a ridurre sprechi di risorse pubbliche , a
ripristinare criteri di equità in campo fiscale e sociale , eliminare
privilegi di caste , snellire gli apparati amministrativi e le norme
burocratiche , condurre una efficace lotta alla evasione
fiscale e conseguentemente ricavare le
risorse economiche necessarie; soprattutto per realizzare interventi che riescano a porre in essere
progetti e investimenti in importanti e
produttive attività e opere pubbliche in tutto il territorio nazionale , con
particolare attenzione riguardo alle regioni centro meridionali.
Tutto questo
, il Governo del nostro Paese dovrebbe
urgentemente fare , per consentire alle risorse umane imprenditoriali di
trovare significativi sbocchi e uscite dalla crisi, unitamente ai sempre più necessari interventi politici e di persuasione nei confronti del
contesto Europeo ad aprirsi a politiche economiche più flessibili , anche se
attente al controllo e a prevenire e combattere gli sprechi e ogni attività
speculativa di natura illecita .
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Vengono riportati , qui di seguito , alcuni stralci delle notizie di stampa ( oggi
12 febbraio 2016 ) del quotidiano Il
Sole 24 ore :
…( Sole 24/ore )…Bassa crescita globale, calo dei prezzi e
mancanza di coordinamento tra le autorità rendono la crisi in corso forse meno
grave di quella del 2008, ma ancora più intricata. Come allora l’epicentro è il
sistema finanziario. Quello che fa una banca è finanziarsi a breve termine per
poi impiegare quel denaro in prestiti a più lunga scadenza. Quanto maggiore è
la differenza tra i tassi a lunga e quelli a breve e tanto più una banca
guadagna. Con un’economia sull’orlo della deflazione, la redditività delle
banche sparisce perché anche i tassi a lunga sono vicini a zero. La crisi
bancaria a sua volta aggrava la depressione economica.……………………..La
normalizzazione dei tassi non sarebbe arrivata e i dubbi sulla redditività
delle banche si sono aggravati di colpo trascinando le Borse mondiali.
La Bce ha cercato di assicurare che avrebbe contrastato la deflazione con
ogni mezzo. Mario Draghi ha dichiarato che non ci sono freni alla capacità di
stimolo, né pavimenti che limitino il livello negativo dei tassi. In effetti,
invece, le banche commerciali non riescono a trasferire sui clienti i tassi
negativi e questo significa che le politiche dei tassi negativi aggravano le
perdite delle banche fino a ridurre la loro capacità di credito all’economia.Per le banche centrali sembra una situazione senza via d’uscita: non possono alzare i tassi, né ridurli senza gravi conseguenze.
Ma il beneficio di aver vissuto la crisi del 2008 è che qualcosa dovremmo averla imparata. Le autorità fiscali sanno che devono rilanciare la domanda in un contesto di stagnazione in cui la politica monetaria ha esaurito le proprie armi. Le banche sono in crisi infatti anche perché la debolezza della ripresa comporta che la domanda di credito sia mediocre. Magari accelera la domanda di mutui ma non quella di prestiti delle imprese, la cui debolezza si riflette nella scarsità di investimenti. Eppure solo l’aumento del volume dei crediti avrebbe potuto compensare la minor redditività delle banche dovuta al calo dei tassi.
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