LA GLOBALIZZAZIONE , L’
IMMIGRAZIONE , IL TERRORISMO
La “ Globalizzazione
“ può definirsi
un fenomeno antropologico di
progresso sociale , poiché esso , nel
corso dei secoli , si è
manifestato e si
manifesta a tutt’oggi
attraverso un
abbattimento di confini ,
sia fisici che
ideologici e conseguentemente attraverso
uno scambio di
esperienze .
La globalizzazione
può realizzarsi sotto
diverse forme e
manifestazioni . Con la “ trasmigrazione
“ di
persone da un Paese all’altro , con
la diffusione delle
notizie e quindi delle
conoscenze in campo culturale ,
politico , religioso e sociale e
economico , con lo scambio
di merci e
di servizi .
Un
aspetto della
trasmigrazione è la “ immigrazione “ ,
la quale per la
maggior parte dei casi si
verifica per ragioni
di necessità contingenti (
fuga da zone
in guerra , dalla povertà , da
dittature ) verso Paesi
in cui si
intravvedono condizioni di
vita migliori . Pertanto , in
ogni Paese ospitante si
creano in modo naturale
aggregazioni , vere e proprie piccole comunità composte di persone che provengono solitamente da uno
stesso luogo , che hanno in
comune le stesse
tradizioni e costumi , la stessa lingua , che
hanno una medesima fede religiosa . Piccole
comunità , che diventano conviventi
all’interno di una
comunità più grande , una città ,
quella ospitante , ma
che tendono a
circoscriversi in quartieri nella stessa città .
Ciò avviene
per un senso
naturale di autoprotezione nei
confronti del nuovo mondo e
poco conosciuto , ed
è per questo
che difficilmente tale
istinto può essere
evitato , ma neanche dovrebbero essere imposte condizioni abitative di
vita in
aree circoscritte ed
escludenti , fuori dal contesto
civile cittadino , né dovrebbe aprioristicamente respingersi qualsiasi
tentativo di immigrazione . Voler evitare
o imporre l’ aggregazione significa
dover usare sistemi
autoritari .
Per voler “ imporre “ un processo
forzoso di “ integrazione sociale
“ , da parte del Governo ospitante dovrebbero
venire proibite forme
di aggregazione etnica , oppure
addirittura inibiti usi
e costumi , propri ,
caratteristici di quella comunità .
Ma ciò
non potrebbe produrre
altro che un
contro fenomeno , quello
della resistenza , da parte
di dette comunità , del
rifiuto alla richiesta
stessa di integrazione . Come allo
stesso modo non
ci si può
aspettare che si
realizzi un effettivo
processo di integrazione
allorquando si consente che
nei confronti di comunità di
immigrati si determinino
condizioni di grave emarginazione
sociale , soprattutto dal punto di vista economico e residenziale .
Pertanto , il
problema più attuale
e che più
interessa è quello
degli “
immigrati “ , e nella
specie riguardo al
problema della loro “
integrazione “ nella nostra società . Un problema
la cui soluzione si
rivela difficile , anche
per il fatto che il fenomeno stesso
molte volte viene trattato più
in senso teorico , ideologico , che pratico
e realistico . Infatti , il problema andrebbe inquadrato in
modo diverso , considerando molto di più il concetto di “ convivenza civile “ fra diversità etniche ; chiaramente
da realizzare in
un contesto sociale comune , già ordinato secondo regole generali .
Regole e leggi che devono essere rispettate , indiscriminatamente da tutti , ma che
dovrebbero contemplare doveri sociali fondamentali ,
il “ rispetto
reciproco “ dei principi della “ libertà “ , della “ dignità
“ , delle “ diversità “ . Contrariamente ,
l’immigrazione è destinata
a produrre solo conflittualità e
non integrazione sociale , persino
odio razziale , diffidenza
ed anche paure
e insicurezza , che
diventano inevitabili a
fronte di episodi
di violenze , di attentati
terroristici , che se
anche organizzati ,
comandati dall’esterno , in
contingenze di conflitti
bellici internazionali , la cui
esecuzione però possa
essere riconducibile a
frange o gruppi di persone
facenti parte di comunità di
immigrati .
Situazioni , queste , che
determinano gravi crisi ed
effetti degenerativi , di arretramenti pericolosi e drammatici
sotto il profilo della convivenza fra i popoli , di
inneschi difficilmente controllabili , destinati a provocare anche tragedie
umane .
Non può certamente
affermarsi che necessariamente talune
condizioni di precarietà e di
emarginazione sociale nei confronti
degli immigrati debbano essere
ritenute come causa
diretta e inevitabile
del sorgere di fenomeni
terroristici ; però ,
non si può
escludere che le condizioni stesse possono
ben divenire motivo di
insofferenza e di
reazione sociale , un
facile aggancio verso
posizioni oltranziste ,
fondamentaliste , tipiche di certe
culture medio-orientali che
interpretano la religione islamica
in modo esclusivo ed
assoluto . Secondo queste
posizioni , che
sono contestualmente di
natura religiosa e
politica , è da
condannare come eretica
qualsiasi altra e diversa manifestazione di fede religiosa , giungendo paradossalmente alla conclusione che
non solo non
deve essere ammessa
alcun tipo di convivenza civile fra
esseri umani di fede diversa , ma
che oltretutto debba
considerarsi lecita , forse anche
doverosa , ogni azione volta
ad eliminare fisicamente chiunque
si dichiari di fede diversa dalla
maomettana , in quanto che esso deve essere
ritenuto un “ infedele “ .
Appare evidente come
tutto ciò sia assurdo , da
cui difendersi e da
condannare , completamente fuori
dalle nostre concezioni occidentali , sia civili che
religiose , e che non
possa non essere
inquadrato in un
disegno strategico , concepito
da parte di
potentati che governano
estese regioni nell’area medio-orientale , i quali utilizzano il
fanatismo religioso per
conseguire obiettivi di potere politico –economico , sul
controllo e sulla gestione delle
enormi risorse energetiche
di gas e petrolio , esistenti
in quei territori e
che costituiscono oggetto
di forti interessi
a livello internazionale e globale .