Uniamo le nostre forze per difendere la “ Dignità sociale “ , come diritto
fondamentale da rispettare nei confronti di qualsiasi essere umano sulla terra .
“
IUS VIVENDI CUM
DIGNITATE “
È il diritto di qualsiasi cittadino ad una vita sociale in
condizioni quanto meno dignitose. E’ un
dovere costituzionale dello Stato garantire questo diritto .
Quanti milioni
e milioni di
esseri umani ancora
vivono in condizioni
di estrema povertà , senza una fissa dimora e non per
propria volontà , costretti a chiedere elemosina , per potersi nutrire e coprire
dell’indispensabile , per salvarsi dalla fame e dal freddo , sopravvivendo
in un precario presente , in una quasi totale assenza di speranza in un futuro diverso e oltretutto sottoposti
al giudizio di un certo mondo esterno ed estraneo , che li guarda , li osserva
fugacemente , li evita , infastidito da
una realtà di miseria , che disturba la propria
unica visione della vita ,
dove precipuo scopo
e obiettivo è solo
il denaro , tanto denaro , che possa
garantire agi e comodità ,
eleganza e lusso , e quindi anche
potere e
per il quale il resto è zavorra .
Un mondo d’elite , che spera sempre di essere sostenuto da una
oculata “ politica “, amica e
compiacente , possibilmente complice ,
che possa servire utilmente al proprio scopo , a evitare in tutti i modi di non
infrangere la sfera
di cristallo nella quale
essi , i ricchi e super benestanti , vivono indisturbati . Dal loro punto di vista , il compito dei
politici è quello di riuscire a
governare sulla vita sociale dei cittadini , pur in condizioni di ridotte
risorse economiche del Paese , ma non
intaccando mai gli interessi e i beni delle classi e gruppi sociali ricchi e
benestanti .
La
realtà è che le risorse economiche , pubbliche , del Paese
, a fronte dell’elevato debito pubblico
, delle necessarie spese correnti dei
servizi pubblici , della crisi
finanziaria , e di altri fattori di carattere straordinario , risultano
insufficienti al fine di consentire
una possibile e
importante ripresa economica e
sociale. Questo può avvenire solo attraverso
entrate fiscali provenienti
da un “ sistema istituzionale “ sia normativo
, sia organizzativo , abbastanza
efficiente per combattere contro la evasione fiscale ,
contro le speculazioni e gli sprechi , contro le attività illegali economico-finanziarie , e soprattutto
articolato , sotto l’aspetto impositivo ,
in modo e
in misura equamente proporzionale
nei confronti dei vari e diversi redditi
percepiti .
Siamo di fronte ad una evidente e grave
sproporzione economica fra classi sociali , che registra da una parte
situazioni di accumulo di ricchezze in mano ad una minoranza di persone , le
quali illecitamente trasferiscono enormi capitali nei cosiddetti “ paradisi fiscali “ , evadendo le impostte ,
senza essere perseguiti
penalmente dagli Organismi istituzionali fiscali , e dall’altra condizioni di estrema povertà
nei confronti di milioni di persone . A
nulla o
a quasi nulla possono servire , per affrontare , se non in modo
sistemico , il grave problema, interventi sporadici e insufficienti , di sostegno verso i poveri , costituiti da
provvedimenti riguardanti “ tagli “
sui redditi più alti ,
oppure l’abolizione di taluni emolumenti
economici , già legalmente acquisiti come diritti ; interventi peraltro ogni volta “ bocciati “
da provvedimenti costituzionali ,
oppure attraverso il prelevamento
di somme , a titolo di temporanei “ contributi economici di solidarietà “.
Un efficace rimedio per
ridurre in misura
determinante tale evidente
sproporzione economica fra classi
sociali potrebbe essere
costituito da una
vera e reale “
Riforma strutturale di adeguamento delle aliquote fiscali “ ,
realizzando una effettiva “
equità fiscale “ ( art. 53 della Costituzione ) elevandole sensibilmente e in
misura proporzionale , a partire dai
redditi oltre i centomila euro annui ,
ivi comprese le rendite finanziarie . Una Riforma che preveda anche un sistema
di “ detrazioni fiscali “ o di “
rimborsi “ , cioè la possibilità di detrarre dalle imposte , oppure di poter fruire di rimborsi di talune particolari spese per beni
e servizi essenziali, in misure
percentuali inversamente proporzionali al reddito , previa produzione di
relativa documentazione, le spese sostenute effettivamente per le
necessità di vita fondamentali per la persona e per la
famiglia ( affitto di abitazione , spese mediche e farmacologiche , spese
per consumo di acqua e luce per l’abitazione, spese per acquisto di libri
e di materiale ad uso istruzione e formazione professionale
), nonché , specie riguardo alle
piccole e medie imprese , la possibilità di detrazioni di
imposta relativamente alle spese per acquisto di attrezzature e
macchinari utili e necessari al rinnovamento , ammodernamento , e
per l’impiego di risorse umane , ai fini
dello sviluppo produttivo aziendale , sottoponendo ai dovuti controlli
fiscali l’attività commerciale dell’impresa.
Tale
possibilità di poter detrarre dalle imposte le suddette spese
verrebbe a determinare inevitabilmente un importante vantaggio
per il contribuente , volto al rilascio di
fatture e ricevute fiscali , destinate ad essere
prodotte per le relative detrazioni di imposta e conseguentemente
un vantaggio anche per lo Stato ,
potendo acquisire , attraverso un potenziamento degli organi di
controllo fiscale , importanti risultati in ordine alla
lotta alla evasione fiscale e alle attività speculative illecite , nel settore delle fatturazioni ,
delle imposte e tasse .
Un Sistema di riforme fiscali che , unitamente
ad una migliore organizzazione degli Uffici
preposti alle attività di controllo e di accertamento ,
amministrativo-contabili, su cittadini , imprese e società finanziarie, comporterebbe sicuramente maggiori introiti
nelle casse dello Stato , e quindi un aumento
di risorse pubbliche
economiche tali da consentire la
possibilità di sostenere
con un minimo reddito pro-capite le
persone più povere e più
bisognose , di intraprendere investimenti
su opere pubbliche essenziali , abitazioni popolari , ospedali , scuole
, etc…,
nonché di intraprendere un
reale processo di sviluppo , nel lavoro
e nell’ambito delle imprese e commerciale.
Oppure , una Riforma
rivolta ad
invogliare investimenti di capitali , anche e soprattutto esteri , in Italia e
ad incrementare occupazione e lavoro per
imprese nel territorio ; con la quale
Riforma si potrebbe disporre
che le imposte per TUTTI i
redditi e rendite finanziarie
siano stabilite con misure di aliquote proporzionali ai vari redditi ,
ma sino ad una aliquota massima del 25
% , anche per i redditi più alti e le
rendite più elevate . Però , alla condizione ineludibile che i rispettivi
capitali potranno fruire della aliquota massima suddetta purché siano
investite somme , quanto meno al 70 % del capitale depositato , in
attività imprenditoriali che creino nel Paese stesso posti di lavoro ,
specialmente per i giovani , nelle industrie e nei servizi .
Questa è la
situazione attuale , riguardante la
RICCHEZZA
E POVERTA’ in Italia :
La ricchezza delle famiglie
in Italia
Nel 2010 la
ricchezza complessiva delle famiglie era pari a circa 8.638 miliardi di euro,
più di 7,5 volte il corrispondente valore del 1965 misurato sempre a prezzi
2010, con una crescita media annua del 4,6 per cento .
In Italia i 10 individui più
ricchi posseggono una quantità di ricchezza che è all’incirca equivalente a
quella dei 3 milioni di italiani più poveri ; ciò esemplifica il divario che anche in un
paese sviluppato come il nostro separa i ricchi dai poveri. La disuguaglianza
nella distribuzione della ricchezza è in effetti assai più pronunciata di
quella sul reddito .
il 10 per cento delle
famiglie più ricche possiede oltre il 40 per cento dell'intero ammontare di ricchezza
netta mentre il 10 per cento delle famiglie a più alto reddito riceve invece
solo il 27 per cento del reddito complessivo.
La maggiore disuguaglianza che si osserva per la
ricchezza rispetto al reddito si spiega in vari modi. In primo luogo la disuguaglianza
della ricchezza tende a riflettere le maggiori differenze attribuibili al
diverso stadio del ciclo di vita di ciascun individuo. Mentre l’assenza di reddito (cioè di risorse
destinabili al consumo) è una condizione in generale fonte di particolare
criticità, l’assenza di ricchezza può comunque associarsi a condizioni
reddituali adeguate, e dunque non essere meritevole di sostegno economico.
Per l’Italia,
i livelli di disuguaglianza della
ricchezza relativamente moderati rispetto
a quanto , contrariamente , si osserva per i redditi. Ciò è
dovuto alla diffusione della proprietà
dell’abitazione di residenza, superiore a quella che si riscontra in numerosi
paesi europei, come Regno Unito, Svezia, Francia e Germania, risultando invece
inferiore a quella riscontrata in Grecia, Irlanda e Spagna
A livello di area geografica, il Centro e il Nord
presentano valori che – in modo alternato – portano l’una o l’altra area sui
livelli più elevati. È invece piuttosto
marcato e costante il peggioramento delle condizioni del Mezzogiorno, che vede
il proprio indice tra il 1987 e il 2008 perdere circa 10 punti, passando da
circa 80 a 70.
Il rapporto tra la ricchezza e il reddito è
all’incirca raddoppiato negli ultimi decenni; corrispondentemente è aumentato
il ruolo dei redditi da capitale rispetto a quelli da lavoro. In altri termini,
la ricchezza sta assumendo un ruolo via via crescente tra le risorse economiche
che definiscono la condizione di benessere di un individuo. In questo quadro, è
notevole che nel nostro paese il carico
fiscale sulla ricchezza all’inizio degli anni duemila fosse tra i più bassi d’Europa e che, al netto dei condoni, sia diminuito
sensibilmente nel corso del decennio Va
peraltro osservato che la ricchezza, in particolare quella immobiliare, è più
difficilmente occultabile nei confronti delle autorità fiscali; il suo utilizzo
in quanto base imponibile può rivelarsi utile in contesti, come quello
italiano, di elevata evasione fiscale.
I POVERI
:
Le stime si
riferiscono a due distinte misure della povertà:
-povertà assoluta e
povertà relativa, elaborate con due diverse definizioni e metodologie, sulla
base dei dati dell'indagine sulle spese per consumi delle famiglie.
Nel 2016 sono stati
stimate di 1 milione e 619.000 le famiglie residenti in condizione di povertà
assoluta, nelle quali vivono 4 milioni e 742.000 individui.
Rispetto al 2015 è
stata rilevata una sostanziale stabilità della povertà assoluta in termini sia
di famiglie sia di individui.
L'incidenza di
povertà assoluta per le famiglie è pari al 6,3%, in linea con i valori stimati
negli ultimi quattro anni.
Per gli individui,
l'incidenza di povertà assoluta si porta al 7,9% -
La povertà
relativa nel 2016 riguarda il 10,6% delle famiglie residenti (10,4%
nel 2015), per un totale di 2 milioni 734.000 famiglie , cioè 8
milioni 465.000 individui, il 14,0% dei residenti .
Analogamente a quanto
registrato per la povertà assoluta, nel 2016 la povertà relativa è più diffusa
tra le famiglie con 4 componenti (17,1%) o 5 componenti e più (30,9%)
La povertà relativa
colpisce di più le famiglie giovani: raggiunge il 14,6% se la persona di
riferimento è un under35 mentre scende al 7,9% nel caso di un ultra
sessantaquattrenne
L'incidenza di
povertà relativa si mantiene elevata per gli operai e assimilati (18,7%) e per
le famiglie con persona di riferimento in cerca di occupazione (31,%)
-------------------------------------------
La Costituzione
Italiana ,
riguardo ai diritti umani e alla “
dignità sociale “ , recita
:
Art. 2 “ La
Repubblica riconosce e garantisce i
diritti inviolabili dell’uomo , sia come singolo , sia nelle formazioni
sociali ove si svolge la sua personalità
, e richiede l’adempimento dei doveri
inderogabili di solidarietà politica , economica e sociale “ .
Art. 3 “ Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale
e sono uguali davanti alla legge , senza distinzione di sesso, di razza , di
lingua , di religione , di opinioni politiche , di condizioni personali e
sociali . E’ compito della Repubblica
rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che , limitando di fatto
la libertà e l’eguaglianza dei cittadini , impediscono il pieno sviluppo della
persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori
all’organizzazione politica , economica e sociale del Paese.”
Art. 4 “ La
Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano
effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere , secondo le
proprie possibilità o la propria scelta , un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o
spirituale della società .”
Art. 31 “ La Repubblica agevole con misure economiche
e altre provvidenze la formazione della famiglia e
l’adempimento dei compiti relativi , con particolare riguardo alle
famiglie numerose. Protegge la maternità
, l’infanzia e la gioventù , favorendo gli istituti necessari a tale scopo . “
Art. 32 “ La
Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce
cure gratuite agli indigenti . Nessuno
può essere obbligato a un trattamento sanitario se non per disposizione di
legge . La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto
della persona umana .“
Art. 38 “ Ogni
cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha
diritto al mantenimento e all’assistenza sociale . I lavoratori hanno diritto che siano
preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio , malattia ,
invalidità e vecchiaia , disoccupazione
involontaria. Gli inabili e i minorati
hanno diritto all’educazione e
all’avviamento professionale . Ai
compiti previsti in questo articolo
provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato. L’assistenza privata è libera. “
Art. 53 : “ Tutti sono tenuti a concorrere alle spese
pubbliche in ragione della loro capacità contributiva . Il sistema tributario è informato a criteri
di progressività”.
La
Dichiarazione Universale dei Diritti Umani
E’ stata firmata a Parigi il 10
dicembre 1948
la Dichiarazione esprime una richiesta di
salvaguardia della dignità individuale, attuabile nel rispetto dei
diritti al lavoro ed economici della persona:
Articolo 23:
1) Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell’impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione.
2) Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzione per eguale lavoro.
3) Ogni individuo che lavora ha diritto ad una remunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia una esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, se necessario, da altri mezzi di protezione sociale.
Articolo 25:
1) Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione al vestiario, all’abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia o in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà.
Articolo 23:
1) Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell’impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione.
2) Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzione per eguale lavoro.
3) Ogni individuo che lavora ha diritto ad una remunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia una esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, se necessario, da altri mezzi di protezione sociale.
Articolo 25:
1) Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione al vestiario, all’abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia o in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà.
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