IL
FENOMENO MIGRATORIO E LO
STATO DI NECESSITA’
Assistiamo a
un drammatico e
anche tragico fenomeno
, che possiamo ben definire biblico : la
migrazione di centinaia
di migliaia di
persone dai paesi del
continente africano e del continente
medio orientale ,
verso l’Europa .
Sono esseri
umani disperati , resi
vittime non soltanto
dalle violenze dei conflitti
armati fra fazioni in
guerra, vittime dei soprusi di dittatori che si
alternano nel potere di
dominio sul territorio , appositamente creati e sostenuti da potenze di Paesi esteri, ma anche sottoposti a condizioni
di fame e
di miseria , in cui
sono stati costretti a vivere
sulla loro terra , sin dalla nascita . Milioni di
esseri umani delle regioni africane , sottoposti in
stato di abbandono e di irrimediabile arretratezza sociale , voluta e
determinata da un
sistematico , secolare , e persistente
processo di sfruttamento
di risorse naturali
locali da parte di
regimi capital-imperialistici , soprattutto europei ,
ma anche asiatici.
Adesso , vanno ad
aggiungersi anche altri
milioni di persone
che fuggono dagli
orrori di altrettanti
conflitti armati da
territori divenuti un
teatro di guerra in Paesi Medio-Orientali e
di scontri per
la conquista del
potere , militare ed economico ,
e anche lì per
l’egemonia su territori
ricchi di risorse
energetiche , in cui
i veri registi , sono Paesi e potenze estere , che agiscono
quasi sempre dietro le quinte ,
fomentando disordini locali , politici e sociali , sostenendo , più o meno nascostamente , con armi
e mezzi , i vari gruppi
e fazioni contendenti , sino a determinare situazioni
esplosive e drammatiche di guerra , e di
emigrazioni in massa , come quelle
che si stanno verificando
dalla Siria.
APPARE ASSOLUTAMENTE IRRAZIONALE continuare a pensare
di poter risolvere
il gravissimo problema
della migrazione di
masse imponenti di persone , di intere
popolazioni , soltanto aprendo le
frontiere , accogliendo ( seppur opera civilmente meritoria )
tutti coloro che
effettivamente fuggono da
Paesi in guerra , anche se
distribuendoli in modo proporzionale fra
Nazioni della Europa ; oppure , ancora peggio
, pensare di chiudere
le frontiere , con
muraglie e filo spinato
, oppure assurdamente , di fermare
i tentativi delle traversate via mare affondando i
barconi . Tutto questo , altro non
verrebbe a determinare
se non pericolosi
aggravamenti di condizioni socio-politiche , nonché economiche , nei vari Paesi coinvolti , anche con fenomeni di
aperto razzismo e violenze ; ciò
inevitabilmente accadrebbe null’altro
facendo le Comunità di Paesi occidentali se non
entrare
in disaccordo fra loro , non
decidendosi ad opportuni e tempestivi
interventi comuni , con azioni congiunte a livello internazionale ( O.N.U. ), di
genere diverso , direttamente e
verso quei Paesi
e territori dove avvengono
i conflitti armati ,
cercando di costringere
, anche militarmente , le fazioni
contrapposte , i gruppi terroristici , alla resa e ripristinare condizioni di vita sociale di ordine democratico e di pace.
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Intervento di Vladimir Putin del 15 settembre 2015 al vertice CSTO svoltosi in Tagikistan :
Intervento di Vladimir Putin del 15 settembre 2015 al vertice CSTO svoltosi in Tagikistan :
Colloqui
con le delegazioni presenti. Obiettivo principale del vertice era la risposta
efficace alle sfide politiche più gravi, tra cui l’aumento delle attività dei
gruppi terroristici ed estremisti e la destabilizzazione della situazione ai
confini dei Paesi CSTO. L’incontro si è concluso con la firma di una serie di
documenti, tra cui una dichiarazione degli Stati membri del Consiglio di
Sicurezza Collettiva della CSTO. In particolare, i documenti firmati concernono
la cooperazione nel transito di formazioni e mezzi militari; esercitazioni per
la realizzazione degli obiettivi delle forze di reazione rapida collettive,
loro composizione e schieramento e il bilancio della CSTO.
Intervento
alla sessione del Consiglio di Sicurezza Collettiva della CSTO
Presidente della Russia Vladimir Putin
Grazie, signor Rahmon!
Prima di tutto, vorrei esprimere la mia gratitudine per l’opportunità di lavorare in Tagikistan oggi. Vorrei sottolineare che il Tagikistan è nostro partner strategico e alleato. Vediamo che qui, il Tagikistan affronta il problema di alcune incursioni e tentativi di destabilizzazione. Vorrei dire subito che valutiamo tali minacce in modo adeguato e si può sempre contare sul nostro aiuto e sostegno, anche se vediamo che i vostri organi di polizia e forze armate gestiscono i problemi che si presentano in modo efficace. Proprio ora, nel formato ristretto, abbiamo avuto una discussione approfondita sulle responsabilità della CSTO, così come su urgenti problemi regionali e internazionali, e delineato misure per rafforzare ulteriormente la nostra organizzazione. Abbiamo notato l’aumento delle minacce affrontate dagli Stati membri della CSTO in vari settori. Siamo preoccupati dalla situazione in Afghanistan. Le forze di sicurezza internazionale sono in quella nazione da molto tempo, per assolvere certi compiti, comprese opere positive; tuttavia, ancora non si sono avuti miglioramenti qualitativi, definitivi e decisivi della situazione. Purtroppo, la situazione nel Paese si deteriora a seguito del ritiro della maggior parte delle forze militari straniere. Vi è un aumento del pericolo dei gruppi terroristici ed estremisti infiltrarsi in nazioni vicine all’Afghanistan, e la minaccia è aggravata dal fatto che, oltre ad organizzazioni ben note, l’influenza del cosiddetto Stato islamico s’è diffusa anche in Afghanistan. Lo scopo dell’organizzazione va ben oltre i confini di Iraq e Siria. I terroristi effettuano esecuzioni di massa, gettando intere nazioni nel caos e povertà e distruggendo monumenti culturali e santuari religiosi. I risultati della lotta delle forze di sicurezza internazionali contro la produzione di stupefacenti non è meno deprimente. Sappiamo come tale minaccia cresce di anno in anno; purtroppo non diminuisce. Ho accennato alla situazione in Siria e in Iraq; è la stessa dell’Afghanistan, preoccupandoci tutti. Permettetemi di dire qualche parola sulla situazione in questa regione, sulla situazione in Siria.
Lo stato delle cose è molto grave. Il cosiddetto Stato islamico controlla tratti significativi del territorio in Iraq e Siria. I terroristi già affermano pubblicamente che hanno per obiettivo La Mecca, Medina e Gerusalemme. I loro piani includono l’espansione delle attività in Europa, Russia, Asia centrale e del sud-est. Ne siamo preoccupati, soprattutto perché i militanti che subiscono indottrinamento ideologico e addestramento militare dal SIIL provengono da nazioni di tutto il mondo, tra cui purtroppo nazioni europee, Federazione Russa e molte ex-repubbliche sovietiche. E naturalmente siamo preoccupati dal loro possibile ritorno nei nostri territori. Il buon senso e il senso di responsabilità per la sicurezza globale e regionale richiedono alla comunità internazionale d’unire le forze contro tale minaccia. Dobbiamo mettere da parte le ambizioni geopolitiche, lasciare alle spalle i cosiddetti doppi standard e la politica dell’uso diretto o indiretto dei singoli gruppi terroristici per conseguire i propri obiettivi opportunistiche, inclusi i cambi di governi e regimi indesiderati. Come sapete, la Russia ha proposto di formare rapidamente un’ampia coalizione per contrastare gli estremisti. Si devono unire coloro pronti a, o che già aderiscono, alla lotta al terrorismo, come le forze armate di Iraq e Siria fanno oggi. Sosteniamo il governo siriano, voglio dirlo, nella lotta contro l’aggressione terroristica. Forniamo e continueremo a fornire l’assistenza tecnologico-militare necessaria e sollecitiamo le altre nazioni a parteciparvi. Chiaramente, senza una partecipazione attiva da parte delle autorità e dei militari siriani, senza la partecipazione dell’esercito siriano, come dei soldati che combattono lo Stato Islamico, non è possibile espellere i terroristi dalla nazione, così come dalla regione, ed è impossibile proteggere i popoli multi-etnici e multi-religiosi della Siria da eliminazione, riduzione in schiavitù e barbarie. Naturalmente è indispensabile pensare ai cambiamenti politici in Siria. E sappiamo che il Presidente Assad è pronto a coinvolgere il segmento moderato dell’opposizione, le forze di opposizione sane, in questi processi della gestione dello Stato. Ma la necessità di unire le forze nella lotta al terrorismo certamente è al di sopra di tutto oggi. Senza questo, è impossibile risolvere gli altri problemi urgenti e crescenti, tra cui il problema dei profughi cui assistiamo oggi. Tra l’altro, assistiamo a qualcosa di diverso: a tentativi d’incolpare la Russia per tale problema, per la sua presenza. Come se il problema dei profughi sia cresciuto perché la Russia sostiene il governo legittimo della Siria. Prima di tutto, vorrei sottolineare che il popolo della Siria, in primo luogo, fugge dai combattimenti, in gran parte dovuta a fattori esteri come forniture di armi e altre attrezzature specializzate. Le persone subiscono le atrocità dei terroristi. Sappiamo che si commettono atrocità, si sacrificano persone, distruggendo monumenti culturali, come ho già detto, e così via. Fuggono dai radicali, prima di tutto. E se la Russia non avesse sostenuto la Siria, la situazione sarebbe stata ancor peggiore che in Libia, e il flusso di profughi sarebbe ancora maggiore. In secondo luogo, il sostegno del governo legittimo in Siria non è in alcun modo collegato al flusso di rifugiati da Paesi come la Libia, come ho già detto, Iraq, Yemen, Afghanistan e molti altri. Non siamo noi a destabilizzare quelle nazioni ed intere regioni del mondo. Non distruggiamo le istituzioni governative, creando vuoti di potere subito riempiti dai terroristi. Quindi nessuno può dire che siamo la causa di tale problema. Ma in questo momento, come ho detto, dobbiamo concentrarsi ad unire le forze tra il governo siriano, la milizia curda, la cosiddetta opposizione moderata e le nazioni della regione per combattere la grave minaccia alla statualità della Siria e nella lotta al terrorismo, in modo che insieme, con i nostri sforzi combinati, possiamo risolvere tale problema. Ho già parlato degli altri problemi che attualmente ci riguardano, e di cui abbiamo parlato oggi. A tal proposito, vorrei sottolineare che abbiamo intenzione di continuare a rafforzare la cooperazione tra le nostre forze armate. Programmiamo una serie di attività in questo settore. Vorrei anche sottolineare che la nostra cooperazione nel quadro CSTO non è certamente diretta contro nessuno. Siamo aperti alla cooperazione costruttiva, secondo l’approccio rafforzato dalla dichiarazione finale che sarà firmata oggi. Sono certo che riprenderemo le discussioni sulla creazione di concreti sistemi euroatlantici per una sicurezza equa e indivisibile; dobbiamo fare l’inventario completo dei problemi e disaccordi esistenti. Questa analisi può essere utilizzata per una discussione sui principi per un durevole sviluppo politico. L’OSCE e altre organizzazioni internazionali possono essere utilizzate per concordare garanzie giuridicamente vincolanti sull’indivisibilità della sicurezza per tutte le nazioni, avere il rispetto degli importanti principi fondamentali del diritto internazionale (nel rispetto della sovranità degli Stati, senza immischiarsi negli affari interni) e rafforzare la norme sull’inammissibilità nel promuovere colpi di Stato anticostituzionali ed anti-statuali, e forze radicali ed estremiste.
Vorrei ringraziare l’onorevole Rahmon per il lavoro da presidente della CSTO, così come i miei altri colleghi, e augurare ai nostri partner e amici armeni il successo nel presiedere l’organizzazione. Grazie per la vostra attenzione.
Presidente della Russia Vladimir Putin
Grazie, signor Rahmon!
Prima di tutto, vorrei esprimere la mia gratitudine per l’opportunità di lavorare in Tagikistan oggi. Vorrei sottolineare che il Tagikistan è nostro partner strategico e alleato. Vediamo che qui, il Tagikistan affronta il problema di alcune incursioni e tentativi di destabilizzazione. Vorrei dire subito che valutiamo tali minacce in modo adeguato e si può sempre contare sul nostro aiuto e sostegno, anche se vediamo che i vostri organi di polizia e forze armate gestiscono i problemi che si presentano in modo efficace. Proprio ora, nel formato ristretto, abbiamo avuto una discussione approfondita sulle responsabilità della CSTO, così come su urgenti problemi regionali e internazionali, e delineato misure per rafforzare ulteriormente la nostra organizzazione. Abbiamo notato l’aumento delle minacce affrontate dagli Stati membri della CSTO in vari settori. Siamo preoccupati dalla situazione in Afghanistan. Le forze di sicurezza internazionale sono in quella nazione da molto tempo, per assolvere certi compiti, comprese opere positive; tuttavia, ancora non si sono avuti miglioramenti qualitativi, definitivi e decisivi della situazione. Purtroppo, la situazione nel Paese si deteriora a seguito del ritiro della maggior parte delle forze militari straniere. Vi è un aumento del pericolo dei gruppi terroristici ed estremisti infiltrarsi in nazioni vicine all’Afghanistan, e la minaccia è aggravata dal fatto che, oltre ad organizzazioni ben note, l’influenza del cosiddetto Stato islamico s’è diffusa anche in Afghanistan. Lo scopo dell’organizzazione va ben oltre i confini di Iraq e Siria. I terroristi effettuano esecuzioni di massa, gettando intere nazioni nel caos e povertà e distruggendo monumenti culturali e santuari religiosi. I risultati della lotta delle forze di sicurezza internazionali contro la produzione di stupefacenti non è meno deprimente. Sappiamo come tale minaccia cresce di anno in anno; purtroppo non diminuisce. Ho accennato alla situazione in Siria e in Iraq; è la stessa dell’Afghanistan, preoccupandoci tutti. Permettetemi di dire qualche parola sulla situazione in questa regione, sulla situazione in Siria.
Lo stato delle cose è molto grave. Il cosiddetto Stato islamico controlla tratti significativi del territorio in Iraq e Siria. I terroristi già affermano pubblicamente che hanno per obiettivo La Mecca, Medina e Gerusalemme. I loro piani includono l’espansione delle attività in Europa, Russia, Asia centrale e del sud-est. Ne siamo preoccupati, soprattutto perché i militanti che subiscono indottrinamento ideologico e addestramento militare dal SIIL provengono da nazioni di tutto il mondo, tra cui purtroppo nazioni europee, Federazione Russa e molte ex-repubbliche sovietiche. E naturalmente siamo preoccupati dal loro possibile ritorno nei nostri territori. Il buon senso e il senso di responsabilità per la sicurezza globale e regionale richiedono alla comunità internazionale d’unire le forze contro tale minaccia. Dobbiamo mettere da parte le ambizioni geopolitiche, lasciare alle spalle i cosiddetti doppi standard e la politica dell’uso diretto o indiretto dei singoli gruppi terroristici per conseguire i propri obiettivi opportunistiche, inclusi i cambi di governi e regimi indesiderati. Come sapete, la Russia ha proposto di formare rapidamente un’ampia coalizione per contrastare gli estremisti. Si devono unire coloro pronti a, o che già aderiscono, alla lotta al terrorismo, come le forze armate di Iraq e Siria fanno oggi. Sosteniamo il governo siriano, voglio dirlo, nella lotta contro l’aggressione terroristica. Forniamo e continueremo a fornire l’assistenza tecnologico-militare necessaria e sollecitiamo le altre nazioni a parteciparvi. Chiaramente, senza una partecipazione attiva da parte delle autorità e dei militari siriani, senza la partecipazione dell’esercito siriano, come dei soldati che combattono lo Stato Islamico, non è possibile espellere i terroristi dalla nazione, così come dalla regione, ed è impossibile proteggere i popoli multi-etnici e multi-religiosi della Siria da eliminazione, riduzione in schiavitù e barbarie. Naturalmente è indispensabile pensare ai cambiamenti politici in Siria. E sappiamo che il Presidente Assad è pronto a coinvolgere il segmento moderato dell’opposizione, le forze di opposizione sane, in questi processi della gestione dello Stato. Ma la necessità di unire le forze nella lotta al terrorismo certamente è al di sopra di tutto oggi. Senza questo, è impossibile risolvere gli altri problemi urgenti e crescenti, tra cui il problema dei profughi cui assistiamo oggi. Tra l’altro, assistiamo a qualcosa di diverso: a tentativi d’incolpare la Russia per tale problema, per la sua presenza. Come se il problema dei profughi sia cresciuto perché la Russia sostiene il governo legittimo della Siria. Prima di tutto, vorrei sottolineare che il popolo della Siria, in primo luogo, fugge dai combattimenti, in gran parte dovuta a fattori esteri come forniture di armi e altre attrezzature specializzate. Le persone subiscono le atrocità dei terroristi. Sappiamo che si commettono atrocità, si sacrificano persone, distruggendo monumenti culturali, come ho già detto, e così via. Fuggono dai radicali, prima di tutto. E se la Russia non avesse sostenuto la Siria, la situazione sarebbe stata ancor peggiore che in Libia, e il flusso di profughi sarebbe ancora maggiore. In secondo luogo, il sostegno del governo legittimo in Siria non è in alcun modo collegato al flusso di rifugiati da Paesi come la Libia, come ho già detto, Iraq, Yemen, Afghanistan e molti altri. Non siamo noi a destabilizzare quelle nazioni ed intere regioni del mondo. Non distruggiamo le istituzioni governative, creando vuoti di potere subito riempiti dai terroristi. Quindi nessuno può dire che siamo la causa di tale problema. Ma in questo momento, come ho detto, dobbiamo concentrarsi ad unire le forze tra il governo siriano, la milizia curda, la cosiddetta opposizione moderata e le nazioni della regione per combattere la grave minaccia alla statualità della Siria e nella lotta al terrorismo, in modo che insieme, con i nostri sforzi combinati, possiamo risolvere tale problema. Ho già parlato degli altri problemi che attualmente ci riguardano, e di cui abbiamo parlato oggi. A tal proposito, vorrei sottolineare che abbiamo intenzione di continuare a rafforzare la cooperazione tra le nostre forze armate. Programmiamo una serie di attività in questo settore. Vorrei anche sottolineare che la nostra cooperazione nel quadro CSTO non è certamente diretta contro nessuno. Siamo aperti alla cooperazione costruttiva, secondo l’approccio rafforzato dalla dichiarazione finale che sarà firmata oggi. Sono certo che riprenderemo le discussioni sulla creazione di concreti sistemi euroatlantici per una sicurezza equa e indivisibile; dobbiamo fare l’inventario completo dei problemi e disaccordi esistenti. Questa analisi può essere utilizzata per una discussione sui principi per un durevole sviluppo politico. L’OSCE e altre organizzazioni internazionali possono essere utilizzate per concordare garanzie giuridicamente vincolanti sull’indivisibilità della sicurezza per tutte le nazioni, avere il rispetto degli importanti principi fondamentali del diritto internazionale (nel rispetto della sovranità degli Stati, senza immischiarsi negli affari interni) e rafforzare la norme sull’inammissibilità nel promuovere colpi di Stato anticostituzionali ed anti-statuali, e forze radicali ed estremiste.
Vorrei ringraziare l’onorevole Rahmon per il lavoro da presidente della CSTO, così come i miei altri colleghi, e augurare ai nostri partner e amici armeni il successo nel presiedere l’organizzazione. Grazie per la vostra attenzione.
L'Isis e
la guerra in
Siria e in Iraq , “ Passaparola “ di Georges Abou Khazen