PROPOSTE
DI RIFORMA
FISCALE
L’art. 53 della
Carta Costituzionale , recita : “
Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva .
Il sistema tributario è informato a criteri di progressività “
La “
progressività “ è la caratteristica di
un’imposta la cui aliquota aumenta
all’aumentare dell’imponibile .
L’imposta da pagare aumenta quindi più che proporzionalmente rispetto all’aumento dell’imponibile.
L’ IRPEF è l’imposizione
fiscale sul reddito delle persone fisiche
ed è una imposta diretta e progressiva,
proporzionale all’effettiva entità di tutti i redditi percepiti dal
contribuente che, di conseguenza versa, per il periodo d’imposta di
riferimento, l’imposta in funzione degli scaglioni di reddito nel quale
rientra, corrispondendo al Fisco il dovuto in funzione alla relativa aliquota IRPEF
In Italia nel 2015
le aliquote sono rimaste invariate , variando tra il 23% e il 43%, e
rimarranno le stesse anche per il 2016, per poi cambiare dal 2018
quando probabilmente ( ? ) arriverà la Riforma del Fisco, secondo quanto
annunciato dal governo Renzi ( ? ) .
La pressione fiscale
italiana è particolarmente concentrata sul
lavoro e sul capitale, cioè sui
fattori produttivi.
Ciò scoraggia
l’occupazione e gli investimenti, con
conseguenze sul mercato del lavoro, sulla
competitività e sulla crescita economica .
Il voler
recuperare , da parte del Governo , denaro per
le casse dello Stato , allo scopo
di ristabilire una
più equa redistribuzione della
ricchezza , operando “ sic et
simpliciter “ “ tagli “
sui redditi medio-alti , non
può che produrre inevitabilmente situazioni
scarsamente remunerative e
peraltro assai discutibili , anche
sotto il profilo costituzionale , allorquando
tali redditi siano validamente supportati da
pregresse e consolidate norme
legislative .
Anche
il voler favorire
economicamente determinate categorie
di ceti sociali , attraverso l’erogazione
di “ bonus “ una
tantum o temporanei , ( es. 80 euro ) , rispetto
ad altre categorie
e ceti sociali , aventi redditi anche inferiori , che però ne rimangono esclusi , viene
inevitabilmente a costituire
un sistema palesemente iniquo e pertanto
anch’esso assai discutibile .
Le
proposte di riforma
Prevedono , invece ,
in una effettiva
e più giusta soluzione idonea a realizzare
una “ redistribuzione “ della
ricchezza , e ciò
si può avere operando in
misura più equa
nei confronti dei
contribuenti e soltanto mettendo mano ad
una generale “ revisione “
delle aliquote fiscali , all’interno degli scaglioni
di reddito , sempre nel rispetto
di quanto è
contemplato all’art. 53 della
Carta Costituzionale .
Assicurando un “
reddito minimo “ sociale mensile
di euro 800 ( ottocento ) esentasse ,
a persona , a tutti quei cittadini
italiani maggiorenni disoccupati
, inoccupati , inabili , che non hanno
alcun reddito , ed assicurando
tale importo minimo a
quelli che hanno
un assegno o
indennità mensile inferiore
ad euro 800 ( ottocento ) .
Esonerando da
imposta fiscale i
redditi il cui
tetto annuo sia
sino a 10.000
euro e elevando proporzionalmente le
misure di aliquote
fiscali riguardo ai seguenti scaglioni
di reddito :
A
partire dal quarto scaglione , con un
aumento di aliquota dal 41 % al 43
% e riguardo
al quinto scaglione , con un aumento di aliquota dal 43 % al 45 % e per i contribuenti facoltosi , che percepiscono un reddito annuo
eccedente a 100.000 euro , un’aliquota
IRPEF del 48 % .
Al fine
di incentivare una
robusta ripresa delle
attività produttive e
del lavoro sarebbe necessaria una
drastica riduzione delle imposte
su tali attività , con possibile abolizione
dell’IRAP e invece applicare aliquote d’imposta proporzionali e crescenti , a partire dal 30 % in su , sulle rendite finanziarie
e su acquisti di
beni di lusso .
Inoltre
, di poter disporre di detrazioni
fiscali dall’imponibile ,
in misura del 80
%
, riguardo ai redditi sino a
28.000 euro ( secondo scaglione
) e
in misura del 50 %
per redditi sino a 55.000 euro (
terzo scaglione ) di tutte le spese
sostenute dai contribuenti per beni
e servizi essenziali per la salute : (farmaci , visite mediche
specialistiche ) ; per l’ abitazione , per l’istruzione , per l’infanzia ,per
la assistenza anziani e disabili.
Questa ulteriore proposta potrà
indubbiamente ottenere un
risultato grandemente positivo in
ordine alla lotta alla evasione
fiscale e quindi maggiori
entrate nelle casse dello Stato ,
avendo ,
gli utenti dei
servizi , grande convenienza
attraverso detrazioni fiscali maggiori in proporzione
alle ricevute e
fatture richieste e ottenute .
Oneri deducibili e detraibili
Gli oneri detraibili consentono di
detrarre dall’imposta una percentuale della spesa sostenuta; mentre, gli oneri
deducibili permettono di ridurre il reddito imponibile su cui si calcola
l’imposta lorda.
Sino ad ora
il Governo ha mantenuto le detrazioni fiscali al 19%,
proporzionali ai consueti scaglioni di reddito .
Note sulla “ povertà “
Considerando
che nella popolazione italiana ( circa 60 milioni e 700.000 ) vi sono circa
4 milioni e centomila di
persone in povertà assoluta ,
(circa il 6,8
% ) e altri 6 milioni ( circa il 10 % ) in povertà relativa .
Del
totale della popolazione italiana (
60 milioni e
700.000 circa )
Il 20% più ricco ( circa 12 milioni di persone ) detiene il 61,6% della ricchezza , e anche nella fascia più ricca, la distribuzione è nettamente squilibrata a favore del vertice. Infatti , Il 5% più ricco della popolazione detiene il 32,1% della ricchezza nazionale netta., cioè circa 3 milioni di persone possiedono circa il 32 % della complessiva ricchezza nazionale
Il 20% più ricco ( circa 12 milioni di persone ) detiene il 61,6% della ricchezza , e anche nella fascia più ricca, la distribuzione è nettamente squilibrata a favore del vertice. Infatti , Il 5% più ricco della popolazione detiene il 32,1% della ricchezza nazionale netta., cioè circa 3 milioni di persone possiedono circa il 32 % della complessiva ricchezza nazionale
.
Mentre il 20% ( 12 milioni di persone ) è
appena al di sotto del 20,9% della
ricchezza .
Il restante 60% ( 36
milioni di persone ) si deve accontentare del 17,4%
della ricchezza nazionale, e dei
quali il 20% ( 12 milioni di persone ) più povere , ha
appena lo 0,4 % della ricchezza.
I
dati attuali di livelli di
tassazione sono i seguenti :
In Italia il livello massimo di tassazione individuale corrisponde ad
una percentuale pari al 43 percento
che viene applicata solamente a coloro che hanno un reddito superiore a 75 mila
euro l'anno. Da notare che questa percentuale massima è rimasta
invariata nell'ultimo decennio, ed è inferiore rispetto
ad altri paesi europei quali la Germania o il Regno Unito che hanno una
percentuale di tassazione massima individuale pari al 45 percento. Infine il
reddito mediano corrisponde a quasi 17 mila euro, determinando una situazione
in cui la tassazione massima individuale viene applicata solamente ad una
minoranza della popolazione complessiva.
Irlanda e Portogallo 48
percento -( . In Irlanda
questa percentuale viene applicata a coloro che hanno un reddito annuo pari ad almeno
32.801 euro mentre in Portogallo lo stesso livello di tassazione è previsto per
chi ha entrate per un valore pari a 80 mila euro)
Austria, Slovenia, 50 percento.( Questa
percentuale viene applicata in Austria a coloro che hanno un reddito superiore
a 60 mila euro l'anno, mentre in Slovenia una tassazione del 50 percento è
prevista per chi guadagna più di 70 mila euro.)
Belgio 50,3 percento ( Il
livello massimo di tassazione in Belgio è pari al 50,3 percento, che viene
applicato a coloro che hanno un reddito annuo superiore a quota 37.750 euro )
. Spagna 52 percento (
questa percentuale viene applicata solamente a coloro che hanno un
reddito pari o superiore a 300 mila euro, dunque una netta minoranza
considerando che il reddito mediano in Spagna è pari a circa 13.500 euro
)
Gli attuali
scaglioni di reddito
sono i seguenti :
I scaglione
Reddito tra
0 e 15.000 euro
Il primo
scaglione IRPEF coinvolge i contribuenti con un reddito compreso tra
0 euro e 15.000 euro. In questo caso l’aliquota IRPEF è del 23%, che
corrisponde – nel caso di massimo reddito per questa fascia – ad una
tassazione di 3.450 euro.
Facendo un
rapido calcolo, nella prima fascia sono ricompresi tutti i lavoratori che
percepiscono un reddito non superiore a 1.250 euro.
II scaglione
Reddito tra
15.001 e 28.000 euro
Il secondo
scaglione IRPEF è quello che comprende i redditi tra da 15.001 euro a
28.000 euro. L’aliquota riservata a questa fascia è del 27%, con
una tassazione – nel caso di reddito più alto – di 6.960 euro. Sono
rappresentati da tale categoria le persone con reddito mensile non superiore a
2.335 euro.
È importante
evidenziare che a partire dal secondo scaglione in poi (quindi in caso di
reddito maggiore rispetto a quello con aliquota base), si applica l’aliquota
successiva solo per la parte eccedente di reddito.
III scaglione
Reddito tra
28.001 e 55.000 euro
Il terzo
scaglione di reddito è quello compreso tra 28.001 euro e 55.000 euro, per
contribuenti con un reddito massimo di 4.583 euro. L’aliquota IRPEF 2012 è
fissata al 38% sulla soglia eccedente la seconda, (ossia si applica
il 38% solo per la quota di reddito che supera i 28 mila euro, ai quali si
applica l’aliquota precedente del 27%). In questo caso, la quota IRPEF sarà
pari a 17.220 euro in caso di reddito più alto.
IV scaglione
Reddito tra
55.001 e 75.000 euro
Il quarto
scaglione IRPEF coinvolge tutti i contribuenti da 55.001 euro a 75.000
euro, che presentano un reddito mensile non superiore a 6.250 euro. Per questi
contribuenti, l’aliquota IRPEF sulla quota eccedente il precedente
scaglione è del 41% e di conseguenza l’onere fiscale più alto sarà pari
a 25.420 euro.
V scaglione
Reddito
sopra i 75.000 euro
Oltre i
75.000 euro di reddito, ovvero per il quinto ed ultimo scaglione di
reddito, l’aliquota IRPEF è pari al 43%. I contribuenti facoltosi, che
percepiscono un reddito annuo eccedente i 75 mila euro, ovvero oltre 6.250 euro
mensili dovranno corrispondere 25.420 euro più il 43% sul reddito eccedente.
Riforma del Fisco
Dal 2018,
secondo quanto annunciato dal premier Matteo Renzi, arriverà la tanto
proclamata Riforma del Fisco che vedrà coinvolti anche gli scaglioni
IRPEF
L’idea sembra essere quella di prevedere
quattro aliquote:
- 0%, in sostanza una nuova area esenzione per coloro che hanno redditi fino ad 8mila euro l’anno;
- 27,5%, fino a 15mila euro;
- 31,5%, fino a 28mila euro;
- 42/43%, oltre i 28mila euro.
Sul fronte
delle detrazioni si pensa di fissarle a 1000 euro per il lavoro dipendente (800
per i pensionati), 200 euro per il lavoro autonomo.
Dati statistici
sulle condizioni economiche delle persone
e delle famiglie in Italia
Mercoledì 15 luglio 2015 l’ISTAT ha pubblicato un rapporto sulla povertà in Italia relativa al 2014. Dai dati risulta che il 5,7 per cento delle famiglie residenti in Italia si trova in condizione di povertà assoluta, per un totale di 4 milioni 102 mila persone: il 6,8 per cento della popolazione residente.
Dopo due anni di
aumento, l’incidenza della povertà assoluta si è mantenuta sostanzialmente
stabile rispetto al 2013.
Anche la povertà
relativa risulta stabile e coinvolge, nel 2014, il 10,3 per cento delle
famiglie e il 12,9 per cento delle persone residenti, per un totale di 7
milioni e 815 mila persone. Le persone più povere sono donne, minori, anziani e
residenti al sud.
Ricchi sempre più ricchi, poveri sempre più poveri.
Un’analisi di Bankitalia
punta i riflettori sulla disparità di ricchezza in Italia, rivelando che
secondo i bilanci delle famiglie relativi al 2012 il 10% dei nuclei familiari
più ricchi possiede il 46,6% della ricchezza netta totale (in aumento dal 45,7%
di due anni prima). Dall’indagine, che individua la soglia di povertà con
un reddito di 7.678 euro
netti l’anno (15.300 euro per una famiglia di tre persone), risulta che la “povertà pseudo assoluta”
sale intanto dal 14% del 2010 al 16% nel
2012 e che un povero su tre è immigrato.
In particolare, solo
la metà delle famiglie ha un reddito annuo superiore ai 24.590 euro, mentre un
20% conta su un reddito addirittura inferiore ai 14.457 euro (1.200 euro al
mese).
Il 10% delle famiglie a più alto reddito, invece, percepisce
più di 55.211 euro.
Quello che più colpisce è l’aumento delle ineguaglianze che questo
deterioramento medio sottende. La concentrazione dei redditi si è, infatti,
ulteriormente accentuata rispetto ai già elevati valori del 2010″.
Anno 2015 : Le
Famiglie più ricche d’Italia .
Posizione
|
Nome
|
Posizione
mondiale
|
Fonte
|
|
1
|
Maria Franca Fissolo Ferrero &
famiglia
|
23,4
|
32
|
|
2
|
20,4
|
40
|
||
3
|
12,1
|
99
|
||
4
|
Massimiliana Landini Aleotti
|
10,4
|
121
|
|
5
|
7,6
|
174
|
||
6
|
Silvio
Berlusconi &
famiglia
|
7,4
|
179
|
|
7
|
6
|
246
|
||
8
|
Paolo e Gianfelice Mario Rocca
|
5,2
|
291
|
|
9
|
4,1
|
405
|
||
10
|
4,1
|
405
|
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